Anche se non se ne è parlato molto sui giornali, la carenza di materie prime è Iniziata già lo scorso anno. La ragione è sicuramente da rintracciare nel rallentamento della produzione dovuta al primo lockdown e a livello mondiale, l’impennata dei prezzi è stata graduale.
La ripresa delle attività in Cina e Nord America al termine della prima ondata, ha spinto la domanda di materie prime mentre i produttori uscivano da un periodo di rallentamento. Quando anche la ripresa continentale si è animata, a partire dall’estate scorsa, la possibilità di ricevere carichi dall’estero si è progressivamente ridotta.
I primi segnali di aumento dei prezzi sono avvenuti lo scorso anno, mentre la vera impennata e i rincari più significativi si registrano quest’anno, rincari che peraltro non accennano a rallentare.
Rincari delle materie prime che mettono in crisi l’equilibrio della filiera produttiva
L’equilibrio di mercato, secondo le regole base di economia politica, si raggiunge quando la domanda e l’offerta di un determinato bene si eguagliano. Più semplicemente un mercato si definisce in equilibrio quando, date certe condizioni, i consumatori possono acquistare un determinato bene al prezzo di mercato e nella quantità desiderata e i produttori potranno vendere tutto ciò che avevano pianificato di vendere. Ecco la situazione negli ultimi mesi è radicalmente cambiata, in particolare per alcune filiere produttive. Il rame, metallo materiale indispensabile per l’elettrificazione e per la transizione verso un’economia più green, ha raggiunto i massimi dal 2011. Per questo prodotto, secondo Confindustria i prezzi potrebbero restare elevati anche nel medio termine, cioè ben oltre questi mesi del 2021, perché i rincari sono causati da una effettiva scarsità di offerta nello specifico mercato mondiale, non solo dalla correlazione con il petrolio.
L’alluminio non è mai stato così costoso dal 2018. Dallo scorso luglio il prezzo del vetro utilizzato per i moduli fotovoltaici è aumentato del 71%. ,Anche ferro e acciaio registrano prezzi senza precedenti. Questi sono solo alcuni dati indispensabili per dimensionare il fenomeno e rendono facilmente intuibili le conseguenze.
Quali Impatti sulle Piccole e Medie Imprese?
Le cause di questo aumento dei prezzi sono diverse e in buona parte collegate alla pandemia. Solo nell’ultimo trimestre si è verificata un aumento della fiducia, in buona parte determinata dalla campagna vaccinale e dalla graduale ripresa delle attività. Questo problema dei rincari rischia però di rallentare drasticamente la ripresa per alcune aziende, in particolare quelle che sviluppano la propria attività commerciale grazie all’utilizzo di queste commodity. Emerge così, in modo clamoroso, la fragilità del sistema produttivo italiano, che ha una forte dipendenza per le materie prime dai mercati esteri. Sicuramente tra i settori più impattati troviamo l’edilizia, e il suo indotto: ad esempio i serramentisti
Finestre, Serramenti ? Il nostro sogno “home sweet Home”?
Come abbiamo visto nella prima metà del 2021, i rincari delle materie prime stanno spingendo verso l’alto i costi delle imprese italiane. A questo aumento dei costi per le imprese non corrisponde (ancora) un aumento dei costi per il consumatore. Pensate che, sempre secondo Confindustria, il costo del Legname è aumentato del 127% nel periodo da Gennaio 2020 a Marzo 2021. Il PVC ha registrato, nello stesso periodo, un aumento del 60%. Davvero un peccato, soprattutto se pensiamo alla vasta gamma di opzioni di risparmio e di Bonus fiscali attualmente disponibili per rinnovare la casa (ristrutturazione, infissi, 110%, facciata). Ecco questo è il classico caso in cui emerge , in modo clamoroso, la fragilità del sistema produttivo italiano, che ha una forte dipendenza per le materie prime dai mercati esteri.
Questo problema dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità nell’Agenda del Ministro della transizione ecologica. Se effettivamente, tutti i Bonus casa, vanno nella direzione di favorire il risparmio energetico e la riqualificazione energetica, la scarsa disponibilità delle materie prime rischia di rendere sterili questi interventi.
Carenza di materie prime, discontinuità produttiva e problemi logistici infrangono il sogno di una fase di rilancio e di una ripresa produttiva per questi settori. L’allungamento dei tempi di consegna, creerà un rallentamento dei tempi di realizzazione delle opere e come tutti noi sappiamo questi bonus hanno una scadenza. L’aumento dei costi della materia prima difficilmente consentirà il rispetto di tutti i massimali indicati per tipologia di intervento.
Quali sono le conseguenze?
La carenza di materie prime e l’impennata dei prezzi generano un circolo vizioso in cui tutti gli attori ne escono penalizzati:
I produttori e i rivenditori che non potranno contare, alla luce delle evidenze emerse, su quella rinnovata fiducia sulla ripresa delle attività e sulla possibilità di recuperare i mesi di fermo macchina dovuti alla pandemia. Carenza di materie prime, discontinuità produttiva e problemi logistici infrangono il sogno di una fase di rilancio e di una ripresa produttiva per questi settori.
I Consumatori: non riusciranno a realizzare nei tempi previsti le opere e non potranno usufruire pienamente del vantaggio fiscale. Facciamo un esempio: all’interno di un progetto Bonus 110% il massimale per i serramenti , che come sapete sono un elemento trainato, è pari a 60.000. Prima dell’aumento della materia prima il progetto avrebbe potuto prevedere il rifacimento delle 10 finestre di casa. Dopo l’aumento del costo del legno (e se il produttore e il rivenditore avranno ritoccato il listino) le finestre rientranti sarebbero 7. Le altre 3 le dovrebbe pagare a prezzo pieno il consumatore.
Esiste un Piano B?
Bisognerebbe forse attuare un piano B, che vada nella direzione di ridurre la dipendenza dell’Italia da altri mercati esteri. Ad esempio favorire lo sviluppo di modelli di “catena corta”, così come proposto da Federcomlegno: “..attivare filiere corte utilizzando maggiormente il patrimonio forestale italiano è un obiettivo certamente da coltivare, concentrandosi soprattutto sull’aumento della produttività, sulla gestione sostenibile e sulle certificazioni forestali”
E ancora, portare il problema all’attenzione del Governo, in particolare al Ministero dell’Economia che magari attraverso l’ Agenzia delle Entrate possa rivedere le disposizioni, requisiti e criteri in materia di Bonus fiscale casa.